Stiamo già pensando al nuovo anno e sembra ieri che inserivamo i nostri bambini, vi ricordate i primi giorni?
Vi ricordo i miei.....
IL
NOSTRO AMBIENTAMENTO AL NIDO
Il
momento è arrivato, l’abbiamo programmato e voluto, ma il primo distacco è
sempre difficile.
Essere
genitori vuol dire anche questo: affrontare le proprie ansie, cercando di
trasmettere al proprio figlio serenità anche se mille dubbi ti assalgono.E’ presto inserirlo adesso? Forse stava meglio con i nonni oppure una babysitter a casa? Soffrirà per il distacco dalla sua mamma? Si ammalerà spesso, come mi ha avvertito la pediatra?
Bhè, ormai non si torna indietro e bisogna ripensare alle motivazioni che ci hanno spinto ad iscriverlo al nido: starà con altri bambini, in un contesto creato appositamente per loro e sotto la guida di educatrici esperte, ci sorprenderà a fare cose che noi forse non saremmo riusciti ad insegnargli e poi riusciremo ad organizzarci meglio anche la giornata lavorativa.
Il primo giorno è la mamma che è più agitata; lui, piccolo di 11 mesi, non sa nemmeno cosa andrà a fare anche se gliene abbiamo parlato.
Arriviamo insieme ad altre mamme e bimbi da poco inseriti come lui, tutte con le stesse facce e tutte impacciate come me.
L’ambiente è allegro, colorato e come magicamente, entrando nelle stanze a misura di bimbo, torni indietro alla tua infanzia, perdi la cognizione del tempo e ti senti stranamente coinvolta e felice.
Le prime ore in questo nido ci sono piaciute, torniamo a casa soddisfatti.
Il secondo giorno, ci tocca: qualcuno virtualmente deve tagliare questo cordone ombelicale che moralmente ci lega ancora ed io dovrò allontanarmi da lui anche se per poco tempo e per pochi metri.
Stefano è piccolo ma non stupido, inizia a capire e cerca costantemente la visualizzazione della mia figura, oddio non ce la faremo mai!
Laura e Chiara, le educatrici, mi aiutano a capire come muovermi e come staccarmi piano piano da lui, nel modo più naturale e finalmente varco l’angolo con il nodo in gola, lasciandomi alle spalle il mio bambino in lacrime.
Nella stanza accanto ogni volta che sento un pianto penso che sia lui, ma è la sensazione di ognuna di noi: mamme in ansia che tentano di liberare i sensi di colpa affogandoli nella colla dei decoupage ai cui siamo dedicate nell’attesa.
I giorni passano scandendo i vari ritmi, superato il momento del distacco, si passa al gioco libero, la nanna e la pappa.
Sarà arrabbiato con me adesso? La sera, a casa, dorme disturbato, cuore di mamma sta soffrendo il distacco?
E’ sabato e incontro la famosa Tata Adriana in un centro commerciale, metto da parte tutta la mia riservatezza, afferro il microfono e davanti alla platea domando: “L’inserimento al nido non è come mi aspettavo, il bambino piange ed ho paura che stia soffrendo! Cosa devo fare?”
Ma l’ho domandato davvero io? Le mamme sanno sempre trovare il coraggio, lo forniscono nel pacchetto della maternità e non sappiamo di averlo!
Risposta della tata: “la sofferenza, la paura fanno parte della vita, sono sentimenti come l’amore, la rabbia e l’odio che il bambino deve imparare a conoscere e superare. Anche il cucciolo della gazzella ha paura quando inizia a muoversi nella savana, ma la mamma gazzella gli insegna come superare i pericoli, i predatori e lo lascia andare”
Mi sento invasa da una fortissima responsabilità in questo delicato ruolo che la natura mi ha affidato, ma è giusto quello che ha detto la tata e dietro questa verità si nasconde la chiave del successo di questo delicato momento.
Condividendo la situazione con altre mamme, ci si rende conto che non siamo inadeguate, che le preoccupazioni sono comuni e che ognuna di noi sta affrontando la situazione nel migliore dei modi ed inconsapevolmente ce la fa.
E’ l’ennesima sicurezza che la mamma conquista da quando ha partorito, allattato e cambiato il pannolino con estrema naturalezza!
L’ambientamento è finito (mi viene da dire:”di già? Adesso che mi stavo proprio divertendo!”), Stefano è sereno ed appena varca la soglia del nido è già felice, tanto che spesso mi volta le spalle senza salutare per andare incontro alle educatrici e agli altri bimbi.
Adesso posso sorridere pensando ai primi giorni e torno al lavoro pensando: “Che bello questo nido: Stefano ha affrontato le sue paure, è cresciuto e con lui anche la sua mamma”
Francesca
Eh già! Sono già passati diversi mesi dall’ambientamento e rifarei mille volte la stessa scelta!
RispondiEliminaInfatti Matteo è già iscritto per l’anno prossimo e per parte del nido estivo.
Io rispetto ad altre mamme, del nido e non, nei giorni dell’ambientamento partivo forse più tranquilla, fiduciosa, ottimista, diciamo anche un tantino incosciente e snaturata e ... lo confesso, anche felice di ritrovare un pò di tempo e di spazio per me.
L’ambiente era bello, colorato, allegro e accogliente, tanti giochi e tante attività, tanti altri bimbi, tantissimi stimoli, un’alimentazione curata e equilibrata.
L’educatrice? 20 anni di esperienza con i bambini e io 8 mesi come mamma ... mi fidavo più di lei che di me .... come dire? In una botte di ferro!!
E i nonni? Presenti e pronti a intervenire all’occorrenza. All’affetto dei nonni aggiungevo l’esperienza educativa del nido, meglio di così!
Avevo già messo in conto qualche pianto in un luogo e con persone che non conosceva, da solo, senza la mamma. Ma d’altra parte capitava anche che piangeva con me! Non mi aspettavo che sarebbe stato tutto facile, ma come tutti i bimbi lo avrebbe superato, fa parte del percorso per diventare un ometto e così è stato.
Piangeva, ma forse non era solo per il nido, in quei giorni sono spuntati anche i dentini, aveva male al pancino e non dormiva proprio tutte le ore che avrebbe voluto. Avere delle motivazioni diverse per giustificare i suoi pianti mi faceva stare tranquilla, ma l’averne bisogno voleva anche dire che in me iniziava a insinuarsi qualche dubbio tra le mie razionali certezze ... veniva fuori il core de mamma!!
Anche se al nido non faceva grandi drammi, poi quando lo andavo a prendere non riuscivo a metterlo nel seggiolone dell’auto, a modo suo mi chiedeva di rimanere in braccio perchè aveva bisogno di contatto fisico.
Poi il dubbio dei dubbi: nido o nonna? All’inizio avrei detto nido! Ora che vedo come si illumina di immenso alla vista della nonna e i sorrisoni che le fa quando va a prenderlo (e che NON fa a me), qualche ripensamento mi viene, ma poi penso a tutti i progressi che ha fatto in questi mesi, alle sicurezze a all’autonomia che sta pian piano acquisendo, alle possibilità che gli vengono offerte, alle potenzialità che può sviluppare e voto ancora a favore del nido, con un solo grande cruccio che è quello di mandarlo troppe ore e di stare poco con lui.
Matteo impara presto a parlare, così mi dici cosa vuoi, io intanto cerco di capirlo e di fare il meglio.
Laura, mamma di Matteo
Grazie Laura del tuo contributo! Buttiamo via i nostri sensi di colpa, siamo davvero delle mamme bravissime!!!!
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