E’ una mattina diversa oggi,
sulla sedia di camera mia, mi attendono jeans, maglioncino e poi scarpe da
ginnastica, un insolito abbigliamento casual per essere un giorno feriale, ma
oggi è arrivato il mio turno per il progetto “Genitori al nido” e non vedo
l’ora di godermi la giornata con Stefano.
Prepararlo all’evento è stato
abbastanza facile, anche se ancora non riesce a capire come saranno le
dinamiche di oggi, ma lascerò che sia per lui tutta una bella scoperta.
Si esce alla solita ora e si
arriva alle nove, lo saluto con la promessa di tornare di lì a poco, giusto il
tempo di un caffè al bar.
Arrivo alle 09.30, cambio le
scarpe e mi metto le ciabatte, i bambini hanno appena terminato il momento
della frutta, ogni classe è nel proprio spazio e nel salone centrale si percepisce un silenzio inusuale.
Roberta mi accompagna nello
spazio del gruppo di Stefano, busso e appena entro sento Laura che dice
“Stefano Lombardi” e tutti i bambini in coro “c’èèèèèèè”, sono entrata proprio
mentre si sta svolgendo il “chi c’è/ chi non c’è”, ogni bimbo è coinvolto
nell’appello, i presenti mettono la loro fotografia nella cassettina del nido e
a turno ripongono la fotografia dei compagni assenti nella cassettina di casa.
Stefano è emozionato appena mi
vede entrare, Laura e Oriana (le educatrici) spiegano ai bambini che oggi una
mamma starà con loro per tutta la mattina e i più vispi si avvicinano per farmi
mille domande.
Giocare con loro è davvero
semplice, basta inventarsi qualcosa diverso dal solito che si entusiasmano in
modo contagioso e mi stupisco di tutta questa inventiva che riesco a mettere in
campo questa mattina.
Stefano non è eccessivamente
geloso, ci tiene a farmi visitare ogni spazio dell’asilo, mi chiede di aiutarlo
in alcuni giochi ma accetta anche discretamente che io mi allontani per giocare
con alcuni suoi amici, a volte sento il suo sguardo fiero su di me, spesso mi
abbraccia e mi bacia, dimostrando di essere contento che io sia lì.
I momenti ludici volano
velocemente, mi accorgo di aver passato quasi mezz’ora tra gioco nello spazio
motorio, simulando il verso degli animali, gioco con le figurine in una
simpatica “catena di montaggio”, gioco simbolico nella cucina attrezzata e
improvvisamente suona una campanella.
Ogni gruppo ritorna nel proprio
spazio, a turno i bambini vengono portati in bagno per la propria igiene e nel
frattempo gli altri si dedicano a canzoncine, è arrivato il nostro momento.
Le educatrici mi hanno chiesto di
portare qualcosa per intrattenere i bambini e insieme a Stefano ho optato per
una canzoncina che facciamo sempre a casa.
Sono giorni che ripassiamo i
movimenti e le parole, accendo le casse e diamo il via alle danze, io e Stefano
di fianco guidiamo i movimenti di tutti i bambini che ci seguono incuriositi e
divertiti.
Al termine del gioco il mio
piccolo mi cerca e mi abbraccia contento del suo promo show pubblico!
"E’ pronta la pappa": urla qualche
bimbo, l’altra sala è stata già attrezzata e anch’io mi fermo a mangiare con
loro.
I bambini si accomodano al loro
posto, quasi tutti composti iniziano a mangiare e bere in completa autonomia,
Stefano di fianco a me, inizia a dare segni di stanchezza e cerca più volte la
mia attenzione.
Il pranzo è piacevole e si rivela
un bellissimo momento sociale con i bambini e con le educatrici, al termine del
quale mi invitano a leggere dei libretti sul divano di fianco ai tavoli.
Stefano non vuole più
condividermi, l’educatrice mi dice che è stato anche fin troppo paziente e che
per lui la giornata di oggi è stata davvero impegnativa, quindi
cerco di prenderlo in braccio e
coccolarlo per dimostrargli quanto sono orgogliosa di lui.
E’ arrivato il momento di
salutare tutti, Stefano vorrebbe restare, ma riesco a convincerlo che possiamo
andare a casa insieme e che nel pomeriggio potrò stare ancora con lui.
In macchina è stanchissimo e si
addormenta quasi subito, ma prima dell’ultimo sbadiglio mi dice: “Domani mamma
torni ancora a giocare con noi”?, lo lascio addormentare con il dubbio, il mio
prossimo impegno sarà quello di convincerlo che da domani i ritmi saranno
sempre gli stessi e non so se ne sarò capace, perché dispiace anche a me.
Il nido è un mondo magico, per
qualche ora mi sono lasciata trasportare dall’energia dei bambini e
dell’ambiente, dimenticando le preoccupazioni lavorative e famigliari. Mi sono
sentita completamente a mio agio e improvvisamente mi ritorna in mente una
bambina timidissima che non è riuscita nemmeno a frequentare la scuola materna.
Quella bambina paffuta e un po’
impacciata che nel tempo ha acquisito sicurezza e adesso riesce a lasciarsi
andare, ha tanti rimorsi perché è stata davvero molto coccolata, ma forse si è
persa la possibilità di vivere delle esperienze sociali e di gruppo con altri
bambini che l’avrebbero aiutata a formarsi meglio e prima.
Quella bimba sono io, diversa
caratterialmente da come sono oggi, ma soddisfatta del percorso vissuto e
soprattutto determinata a far vivere al proprio figlio ciò che è mancato a me,
perché vivendolo di persona, si capisce che non c’è niente di più familiare e
formativo dell’essere accolti in un contesto come il nido e al “Soldini” questo
avviene con professionalità e amore da parte di tutti i collaboratori.
Grazie per l’esperienza
Francesca
Una testimonianza bellissima!
RispondiEliminaPamela
Grazie Pamela!!!! Aspetto quelle delle altre mamme e papà, anche in anonimo!
RispondiEliminaMi sono quasi emozionata!!!! Non vedo l'ora di vivere la stessa esperienza!
RispondiEliminaRaffaella
Grazie Raffa, conto di vedere scritta qui la tua testimonianza l'anno prossimo!!!!
RispondiElimina